Cari amici,
ci siamo concessi del tempo per pensare, per riflettere su quanto emerso dall’incontro di giovedì 29 ottobre con i vertici di FSE (Ing. Botti e Mancini), l’(ex) Assessore Capone, i rappresentanti del Demanio della Regione Puglia e dei Trasporti e il Comune di Gagliano del Capo (Sindaco e Vicesindaco).
La posizione di FSE è stata netta: nessuna possibilità che Lastation possa rimanere dov’è. Ogni nostra considerazione e valutazione si è scontrata con la volontà ferrea da parte di FSE di ritornare in possesso del primo piano dell’immobile. Chiedersi il perché di questa scelta, che porta con sé tante contraddizioni, purtroppo non ci aiuterebbe a risolvere la situazione. Da parte di FSE sono arrivate le scuse per le modalità con cui si è arrivati a questa situazione, ma la sostanza non cambia: Lastation cesserà di esistere. Lo farà in un momento particolare, in cui non ci è concesso nemmeno un festeggiamento, una festa d’addio. E questo fa ancor più male.
Ci arrendiamo. Lo facciamo dopo aver lottato tanto, troppo. In questi cinque anni e mezzo abbiamo fatto del nostro meglio non solo per riqualificare uno spazio che giaceva abbandonato da 30 anni, ma anche per riattivare un territorio, una comunità, dimostrare che si può fare e produrre arte e cultura anche nei territori periferici, nelle aree estreme (interne o remote che le si voglia chiamare). E non solo d’estate. Lo abbiamo fatto senza chiedere nulla in cambio e spesso anche remando contro tante avversità, ma non vogliamo più stare in casa con chi non ci vuole e pensa che uno spogliatoio sia più strategico e necessario di uno spazio culturale; in casa di chi non vuole riconoscere che quanto da noi svolto in questi cinque anni è di gran lunga superiore a quanto da loro messo in atto in decenni: i treni di FSE viaggiano ancora a 50km orari, il treno di Lastation era avanti anni luce.
Prendiamo atto che le parole cultura, arte, rigenerazione, non compaiono nelle agende delle Ferrovie e nemmeno in quelle di molti politici: non sono bastate le interrogazioni parlamentari, le
lettere del Ministero, le quasi 1600 firme di sostegno alla campagna, gli articoli sui giornali, gli appelli, i sostegni. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Il mondo della cultura oggi deve già far fronte a tanti problemi e non possiamo permetterci di perdere tempo dietro queste miopie (o speculazioni) aziendali. E nemmeno dietro l’indifferenza da parte di una buona parte del mondo della politica: è evidente chi, in questa campagna, si è speso, ha sostenuto un modo di vedere e fare politiche culturali e chi non ha speso nemmeno una parola.
Ed ora? Cosa (ci) succederà?
Il 18 novembre alle ore 11:00, a sei anni esatti dalla firma dell’atto di concessione, riconsegneremo l’immobile. Le FSE hanno dato la disponibilità a favorire un piano di riconsegna del vecchio dormitorio al Demanio della Regione Puglia, realizzando prima i lavori di messa in sicurezza e parziale riqualificazione dell’immobile. Successivamente il Demanio dovrebbe espletare le procedure di evidenza pubblica per la concessione del bene stesso, se al Comune o ad altri sarà da verificare e monitorare. Abbiamo fatto di tutto per fare in modo che l’ex Dormitorio venisse ridato alla collettività: se, quando e come questo avverrà non dipende da noi.
Per noi si chiude un progetto: Lastation è stata la nostra prima casa, il nostro laboratorio, il portale d’accesso alle Terre Estreme. Gli spazi sono importanti, ma i contenitori senza anima sono corpi morti: Lastation cessa di esistere, ma Ramdom vive e vivrà in nuove forme e modi.
Oggi è tempo di voltare pagina.
Le modalità con cui è avvenuto tutto questo non ci consentono di dirvi cosa avverrà e dove sarà la nostra nuova casa. Ma ci stiamo lavorando e stiamo dialogando con tante persone. E continueremo a farlo sino a quando non troveremo la migliore delle soluzioni possibili.
Grazie a tutti per quello che ci avete fatto vivere!
Ps. Non vi aspettate che andremo via così in punta di piedi!
Lo staff di Ramdom.