Miriam Hartung è un’artista visiva e tessile, formata alla Muthesius Kunsthochschule di Kiel, dove ha conseguito un Master of Arts in “Sprache und Gestalt”. Ha arricchito la sua formazione con esperienze Erasmus a Bratislava e Lisbona, specializzandosi in “fiber art” e tecniche del vetro. Il suo lavoro è stato esposto in mostre internazionali, tra cui il “Gottfried Brockmann Preis” a Kiel e “Und das Meer beginnt…” in Cina. Ha ricevuto borse di studio e partecipato a residenze artistiche, esplorando tecniche tessili attraverso workshop e progetti innovativi.
L’artista considera i tessuti come elementi inscindibili dal loro materiale, poiché la materia stessa determina la consistenza del tessuto, invitando al tatto. La percezione tattile del tessuto consente di vivere un’esperienza precisa della sua struttura e dei suoi contenuti. Per questo motivo, l’artista vede i tessili non solo come oggetti da toccare, ma come strumenti di interazione tra l’oggetto e l’osservatore.
Nel suo lavoro, esplora le peculiarità delle tecniche di produzione tessile, interpretandole in modo personale. Da un lato, affronta tecniche contemporanee, come il tufting, in chiave poetica; dall’altro, sperimenta con metodi tradizionali come la tessitura, dando nuove forme e significati ai materiali. Il cuore del suo lavoro risiede sia nella manipolazione della superficie bidimensionale del tessuto che nella modellazione del corpo tessile stesso, dove la texture assume sempre un carattere emotivo.
Il processo di produzione, in particolare, è una fonte d’ispirazione continua per l’artista. In un dialogo costante con il materiale, crea oggetti che sembrano emergere autonomamente dalla materia. Attualmente, il suo interesse si concentra sulla tessitura, che non può essere separata dalla sua struttura digitale, composta da linee e colonne che generano immagini e motivi. L’artista gioca con queste condizioni per esplorarne le potenzialità, cercando nuove possibilità espressive.
Cynthia Montier è un’artista-ricercatrice e speaker di Strasburgo, laureata all’Université de Strasbourg e all’Université du Québec à Chicoutimi. Il suo lavoro si concentra sugli spazi pubblici, le comunità e i corpi collettivi, con una forte attenzione alle memorie collettive, rituali e pratiche performative legate alla giustizia sociale. Dal 2020, si è formata anche in diritto dell’immigrazione e diritti culturali alla Haute école des arts du Rhin (HEAR).
Montier esplora pratiche di co-creazione e intervento, integrando metodi di educazione popolare, pedagogie comunitarie e conoscenze femministe. Le sue opere includono dispositivi partecipativi, protocolli performativi e oggetti votivi che spesso derivano da movimenti sociali e spirituali. Dal 2019, collabora con Ophélie Naessens esplorando le pedagogie rituali attraverso performance e sondaggi.
I suoi lavori sono stati esposti in musei e spazi d’arte in Europa e nel mondo, tra cui il Musée d’Art Moderne et Contemporain di Strasburgo, il Magasin des Horizons a Grenoble e l’IUNO di Roma. Montier utilizza pratiche rituali e oggetti simbolici per indagare movimenti di rivolta e giustizia sociale, creando oggetti votivi che incarnano desideri e aspirazioni collettive.