Et in terra Pacis è un progetto che racconta tre storie che hanno attraversato dal 1960 ad oggi un luogo simbolico della storia del territorio salentino: l’ex c.p.t. (centro di permanenza temporaneo) Regina Pacis.
Un luogo emblematico e metaforico, nato negli anni ’60 come colonia estiva per bambini, nel 1998 è diventato il più grande c.p.t italiano, finito poi al centro di scandali giudiziari per le violenze subite dai rifugiati e oggi è un ecomostro in rovina che si appresta a diventare un resort a cinque stelle.
Luca Coclite ha rielaborato visivamente questa storia con l’opera “Hall”: un display multimediale dove tre realtà si toccano al confine dello schermo senza soluzione di continuità e dialogano con lo spettatore in maniera immersiva. La struttura che contiene i video, con le immagini e gli oggetti selezionati dall’artista, forma una costellazione dove materialità e immaterialità sono parte dello stesso scenario.
Il progetto, nato da un’idea di Luca Coclite in collaborazione con il regista Mattia Epifani, è stato curato e prodotto da Ramdom grazie al supporto del bando SIAE | Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura e MIBACT.
IL LUOGO
L’ex centro d’accoglienza per rifugiati Regina Pacis, si trova nella parte a sud est della penisola salentina, sulla costa adriatica, nella località marittima di San Foca. L’edificio si presenta come una grande scatola di cemento corrosa dal vento di tramontana e dalla brezza marina, un grigio casermone in contrasto con l’ambiente marittimo che lo circonda, una struttura di detenzione con vista mare. Nel corso della sua storia il Regina Pacis, è stato molte cose. Fu costruito verso la fine degli anni ’60, pensato per essere una colonia estiva per bambini della provincia leccese, la colonia chiude metà degli anni’80. Nel 1998 diventa un centro di permanenza per rifugiati, il più grande d’Italia, il c.p.t. chiude nel 2006. Rimasto per dieci anni in rovina, oggi si appresta a essere trasformato in un hotel extra lusso. Questo luogo, sembra incarnare con la sua storia e quella degli uomini che lo hanno attraversato e vissuto la storia della terra del Salento con le sue trasformazioni. Un luogo contraddittorio e di frontiera che, come il territorio Salentino, dal 1960 ad oggi, ha vissuto una profonda metamorfosi segnata da tra differenti momenti e fasi della sua storia: l’epoca della tradizione e della dimensione popolare (ormai perduta), gli anni dell’immigrazione (dai Balcani e dal nord Africa) e l’era del turismo di massa. Il Regina Pacis, si configura così come un luogo di passaggio, una dimora di storie temporanee, un “cosa” in trasformazione che camaleonticamente assumere in ogni epoca la forma e la funzione che il presente gli affida. Come una moderna fortezza di cemento, il ‘luogo’ si lascia attraversare dalle storie di donne e uomini che lo hanno vissuto rimanendo, nella sua concretezza, indifferente ai loro destini.
TRE PERIODICI STORICI
L’ex centro d’accoglienza Regina Pacis è un luogo a tre facce, un edificio che ha assunto dalla sua nascita ad oggi, tre differenti forme e funzioni sociali, tutte quante riconducibili all’abitare. Diverse sono le persone che l’hanno abitato, i bambini degli anni 60, i migranti negli anni 90 e probabilmente i turisti che lo abiteranno nel prossimo futuro, quando lo stabile verrà riconvertito in un hotel a 5 stelle.